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Dieci anni di performance artistiche. Dieci anni in cui Andrea Bianconi (Vicenza, 1974) impiega il corpo come linguaggio espressivo, come matrice di segno. Ma senza l'esibizione di una fisicità sacrificata, di un "gesto di amore disperato" (come negli anni romantici e traumatici della Body Art), quanto invece il ricorso a uno spettacolo che ha la dimensione del cabaret, della rivista, del teatro di periferia, con tanto di gag e ammiccamenti. L'atmosfera che si crea è vicina a quel flusso di azioni paradossali e ipnotiche tipiche dell'Happening o di Fluxus. Bianconi è trasformista, funambolo, navigatore di epoche, età, corpi. Attore in prima persona, ma anche regista di "recite" collettive, come The Chinese Umbrella Hat Project (2010), dove fa sfilare per le strade di Shanghai ottantotto ragazze, che si spostano con leggerezza e casualità, come una nuvola colorata. Esse vanno verso il pubblico per creare un campo di incontro e relazione. Per mettere in scena, in un clima di fiaba, il contatto e le mescolanze tra la propria soggettività e quella altrui. Tra You and Myself.